Ugo Mainetti è un personaggio atipico. Non vi è dubbio. Si aggira per le vie tiranesi in bicicletta (o a piedi) con sorrisi da distribuire ai tanti che incontra ogni mattina. Si veste con camicie dai colori sgargianti. Ignora (e per fortuna diciamo noi) le giacchette blu con spruzzo di forfora. Quando scioglie i lunghi capelli bianchi somiglia ad un vecchio sciamano di una tribù. Appena inizia a parlare però ti accorgi che è tutt’altro: un artista di quelli veri. Un ciclone in piena con la creatività nel dna. Inizi difficili anche per lui. Del resto precarietà ed incertezza sono drammi comuni a chi vive di sogni e pennelli.Di strada però ne ha fatta tanta da quando faceva il macellaio in un piccolo negozio di Sondalo . “Un giorno ho sentito un richiamo dentro me. Ho sentito che dovevo dipingere e così ho fatto” – spiega lui seduto sul divano della sua abitazione tiranese in via Albonico a Tirano – “da quel giorno la mia esistenza è cambiata”. Ha lasciato così la sua attività di macellaio e ha seguito il suo istinto. Come sempre. Non si è arreso. Ha osato. Dando vita ai suoi sogni. Che per lui non finiscono all’alba. Li ha rapiti dalla dimensione onirica portandoli sulla tela. Li ha colorati come solo lui sa fare. Li ha impressi con generose ed energiche pennellate. Una mano inconfondibile guidata dall’istinto.Rossi, gialli, arancioni, blu, verdi. “All’inizio è stato un tentativo. Poi è diventata la mia vita”. O meglio la sua unica ragione di vita. A parte la famiglia. Ben presto la sua arte si è fatta conoscere. Si è fatta amare. O odiare. Ma certo non ha lasciato indifferente. E’ così che, mostra dopo mostra, il maestro Mainetti ha varcato i confini provinciali. Poi quelli nazionali. E quelli internazionali. Da Tirano a Dubay fino a Manhattan. E poi ancora Finlandia, Parigi, Spagna, Budapest, Austria e molti altri paesi piccoli i grandi. E l’Italia? Girata tutta. Dall’alto al basso dello stivale. Ha incantato la critica. Ha fatto spalancare la bocca in espressioni di stupore a molte personalità dell’arte. Ha suscitato a volte, occorre dirlo, anche un po’ d’invidia. Soprattutto quando ad interessarsi a lui è stato addirittura Vittorio Sgarbi che di arte ne mastica molta. Ma lui, il maestro Mainetti, non se ne è curato ed ha proseguito imperterrito nella sua ascesa. “Brutale”: l’ha definito così l’autorevole e spesso criticato Vittorio Sgarbi. E brutale Mainetti lo è di certo, ma solo per quanto riguarda il suo modo di operare sulla tela con quell’istinto viscerale pari a quello del pittore paleolitico che realizza le sue opere in maniera istintiva.Ogni suo quadro nasce da un profondo travaglio interiore. E’ una relazione. Un amore, di quelli istintivi e passionali però.Vissuto fino in fondo.Pari a quello con una donna. Mainetti dipinge unicamente per soddisfare una esigenza. Per dare vita a visioni. Oniriche. Reduce dall’esposizione per i 150 dell’Unità d’Italia “Arte come Risorgimento” alla Sala Delle Colonne del Castello Reale del Valentino e dalla Mostra Internazionale Italia Arte 2011 a Villa Gualino (entrambe svoltesi a Torino), il maestro Mainetti dal 2 al 12 settembre sarà a Roma ai Dioscuri del Quirinale. E non solo. Sempre in settembre dal 1 al 15 Mainetti sarà uno dei protagonisti della Mostra d’arte a Stoccolma “Italiart’s 2011″ grazie ad una iniziativa dell’Istituto italiano di cultura di Stoccolma e del comune di Alvik. Di successo in successo dunque. La sua arte non riesce a stare ferma. Anzi vola. E lo fa davvero: i suoi quadri si possono ammirare anche sugli aerei grazie alla rivista Stmn Italia distribuita sulle linee aeree di tutto il globo.    

Gabriela Garbellini.