La sua Arte e il suo modo di porsi sono inconfondibili. Proprio per questo il maestro Ugo Mainetti(nella foto primo a sinistra) , nato a Tartano ,ma tiranese d’adozione è arrivato alla fama internazionale esplicitando un originale talento. Personali e collettive sparse ovunque. New York, Parigi, Manhattan, per fare alcuni esempi. La differenza sta negli spettatori ogni volta piu ammirati, scioccati , estasiati. Consci di trovarsi di fronte a una personalità insolita e assolutamente geniale. Mainetti ( prima di volare a Parigi) onora Grosio con una personale al “Palazzaccio” in via Roma 24. La rassegna inaugurata il 20 dicembre resterà aperta fino al 10 gennaio, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Una sessantina le opere esposte. Parecchi i motivi per visitarla. Il primo la possibilità per chi non lo conoscesse (pochi per la verità) di avvicinarsi ad un artista reso famoso dall’avversione per le consuetudini ipocrite. E’ evidente in lui il costante desiderio di negare le regole classiche che da sempre imbrigliano la pittura tradizionale, spesso però nostro malgrado cosi banale, per andare oltre e accedere ad una libertà individuale che lascia il segno. Sapiente provocatore, energico cronista dei propri sogni. Secondo motivo, non meno importante, è il coinvolgimento che ghermisce il visitatore. Un rapimento in piena regola compiuto dalla potenza del colore e dalla follia della forme. Siamo davanti all’apoteosi onirica che raggiunge sovente anche picchi di slanci mistici. L’opera di Mainetti spalanca la porta all’inconscio di ognuno di noi, al mistero dell’anima, all’inconfessabile dove è l’istinto a dominare in un viaggio nel sottosuolo spietato e sincero fino all’indecenza , alla spudoratezza.Una discesa verso il buio dove si è obbligati ad aprire gli occhi per risalire poi verso l’alto, la redenzione. Una sfida proterva. Senza dubbio coraggiosa. Ma le creature mainettiane, coloratissime e angoscianti, mostruose, deliranti, esprimono l’indicibile della società e scuotono l’anima. Vengono portate alla luce per essere poi trasformate dall’artista in bontà affinché l’universo sia migliore. L’arte di Mainetti è vertigine, è l’audace pensiero, la sessualità selvaggia che nessuno di noi oserebbe svelare e se anche lo facesse scadrebbe solo in becera volgarità.