Le continue segnalazioni che ci provengono sulla presenza di Ugo Mainetti in molte collettive e manifestazioni artistiche, ci confermano che questo pittore valtellinese rappresenta una autentica personalità nel campo. Tutte le volte che ho recensito Ugo Mainetti mi sono sempre detto che nella voglia e nella furia creativa che anima questo artista, frequentemente, mancava la selezione: la dura legge che costringe un pittore a criticare se stesso ed a mantenere una lunga spietata voglia di ridurre, di eliminare, di buttare. Invece, poi, osservando Mainetti, mi sono accorto che la sua è un’arte così spontanea, così vogliosa di rappresentare, così portata alla improvvisazione, al descrivere le cose che urgono che non si può usare il metro della selezione. La sua poi non è una attività di ricerca, frantumata ed eclettica. Vi è nell’opera di Mainetti una chiara coerenza con il suo mondo che è spesso dannato e misterico, magico e per certi versi terribile, portato ad una voglia non tanto di trasgressione, ma di continuazione nel descrivere il dolore e l’orrore di una umanità triste ed abbattuta. Nel contempo Mainetti non si standardizza, non cerca di accontentare e consolare un mercato. La sua pittura sgorga sempre spontanea e come vuole e deve essere. Dettata da una forte personalità con al centro il colore, una tavolozza incredibilmente ricca. Sino al 10 gennaio Mainetti presenta nella Galleria Monaco Art Collection di Dusseldorf. Il pittore è reduce dalle manifestazioni di Padova ed in quella occasione mi dicono che ha avuto l’apprezzamento e gli incoraggiamenti di V.Sgarbi. A Mainetti non resta che proseguire su questa strada. Ma non vi è bisogno di raccomandarglielo, egli non persegue le mode e non dipinge per accontentare il mercato.